EVA FUTURA – l’antenata

Dalla rete emerge l’antenata in bianco e nero


 

La memoria della rete funziona benissimo, a volte fin troppo, certo più della nostra, o almeno della mia. Non mi ero dimenticato, naturalmente, di aver scritto e realizzato una versione televisiva di Eva futura, ma tutto il resto era fluttuante. Ricordavo i tre grandi  interpreti (Herlitzka, Schirinzi, Ubaldi) immersi nel bianco e nero di uno studio televisivo scenografato dal talento di Eugenio Guglielminetti – un marchingegno teatrale con molto legno e carrelli, quindi vagamente provocatorio, in quegli studi della rai di Torino;  c’era forse il segreto desiderio di fare del teatro abusivo alle spalle della tv, o una sorta di richiamo familiare, visto che mio fratello Luigi aveva messo in scena, a sua volta, una Eva futura al Teatro delle Moline di Bologna. Oltre una certa misura, i picchi autobiografici si autoregolano (tranne che per i più patologici  celebratori di se stessi): scatta una sorta di termostato che non solo li neutralizza, ma li spinge sotto la coperta spessa della rimozione dove se ne stanno fino a quando, dalla schiuma della rete, non spunta un fotogramma o, come in questo caso, un piccolo collage; fortunatamente, si è affacciato quando ormai questa Eva futura era terminata e per così dire sigillata nelle repliche, perché domenica 13 anche l’Eva dell’Astra incomincerà a perdere nelle settimane e nei mesi i suoi colori per prendere il suo posto negli archivi del bianco e nero.

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